CFM Susa 2018… C’è qualcunooooo?

Posted on 16 Maggio 2018


È difficile riordinare le idee e le emozioni provate in sette giorni di campo, per farne un riassunto. Ma d’altronde, come potrei riassumere in poche righe questi sette giorni magici, passati con tante persone nuove, immersi in un ambiente fantastico? 

Alcuni di noi non avevano nemmeno voglia di partire, altri erano troppo presi dai propri impegni per prepararsi adeguatamente, e altri ancora credevano di andare giusto per ricevere qualche nozione sul metodo l/c. Ma ciò con cui siamo tornati è qualcosa di molto più grande, inaspettato, sorprendente.

Siamo partiti con uno zaino pieno di vestiti, cibo, un oggetto fatto con le nostre mani e una tavoletta di legno con il nostro nome, e siamo tornati a casa con nuovi legami, amicizie, gioia e un fazzolettone dal colore improponibile.

In questi sette giorni non ci siamo semplicemente formati sul metodo, ma ci siamo conosciuti, ci siamo venuti incontro a cuore aperto, nello spirito cristiano dell’accoglienza, appianando le nostre diversità, tra chi buttava un “ostregheta” in ogni frase e chi non riusciva a dire la “c” dura: in poche parole, siamo stati una comunità. Una comunità che ha condiviso pensieri e fatiche, discussioni e momenti di festa, timori e supporto. Una comunità sbocciata fin dal primo giorno, alimentata dal nostro essere scout, e cresciuta fino ad estendersi oltre le distanze che ci separano. E non possiamo che ringraziare i mitici capi formatori per questo, per la loro accoglienza fraterna e la loro esperienza. Grazie Gianpi, Francesca, Alfonso, Francesco, Marta e don Andrea.

Questo campo ci ha cambiati, ci ha fatto riscoprire dei momenti che avevamo dimenticato e delle emozioni che tenevamo nascoste, sulle quali non potevamo fermarci a riflettere per colpa della frenesia di tutti i giorni. È stato un po’ come tornare ad essere lupetti, spensierati, curiosi e con gli occhi pieni di meraviglia. Non avevamo nessuna preoccupazione, non dovevamo nemmeno preoccuparci di quando si pranzasse o di quando si dovesse prendere il quaderno di caccia. E sono stati giorni veramente intensi, vissuti appieno, in ogni singolo istante, come si dovrebbe vivere normalmente. C’erano tantissime attività da fare e argomenti da discutere, eppure vi era anche il tempo per momenti di riflessione e condivisione. C’erano momenti in cui dovevamo tirare un po’ sui tempi, e momenti in cui potevamo rilassarci giocando insieme. Tutto questo ha fatto sì che arrivati all’ultimo giorno di campo ci sembrasse che fosse passato un mese da quando l’avevamo iniziato, e quella cerimonia di chiusura, quell’abbraccio tra fratelli, non ha potuto far altro che strapparci qualche lacrima, mentre uscivamo da quel paese delle Meraviglie e tornavamo alla vita di tutti i giorni.

Tutto col gioco, niente per gioco.

Guido, Ivrea